Sono il tipo di persona che preferisce quello che deve ancora venire a quello che è già stato. Ma con i figli che si sono fatti grandi anch’io ogni tanto mi volto indietro: dove sono finiti quei bambini?, mi chiedo. Quelli appollaiati sullo schienale del divano, lui steso per tutta la lunghezza con un braccio a penzoloni, come la pantera del Libro della Giungla, sua sorella a fare verticali e rovesciate: usava il divano come palestra, dopo cena, in barba alla digestione. Dove sono finiti gli assembramenti di bambole a fare picnic in soggiorno? Dove sono i tirannosauri con cui lui planava sui festini di sua sorella portando scompiglio? E le stanze di Barbie annidate nei vani della libreria, con le scatole delle camicie trasformate in armadi con ante quattro stagioni?
Mi chiedo spesso dove vanno a finire i bambini, finché arriva Natale... Salgono dalla cantina le palline e le ghirlande, la cantina dove scendevamo mio marito e io, mai prima delle 2 di notte, per prendere i regali e in punta di piedi posarli sotto l’albero; escono dal garage le casette del presepe come dal garage uscivano le casette per le bambole costruite da mio padre quando ero piccola, e dipinte da mia madre. Il puntale finisce in cima all’albero, le lucine si accendono e il soggiorno diventa una macchina dei ricordi: ci sono loro da piccoli, li vedo! (se sfogli la gallery puoi vederli anche tu!) sotto gli aghi dell’abete che cadevano sempre prima dell’Epifania...
Lui, lo gnomo-rosso-seduto, sperimenta per la prima volta l’attesa di una cosa bella, mentre lei, lo gnomo-rosso-in-piedi si innamora secca di Babbo Natale (per anni, senza timore del ridicolo, ha sfogliato libri con Babbo e le renne anche a Ferragosto).
Ecco dove vanno a finire i bambini, i nostri figli e nipoti, ma anche i bambini che tutti noi siamo stati: in soggiorno, sotto l’albero! È lì che riappaiono ogni Natale per una delle tante magie della casa. Non importa che non sia più la casa di quando eravamo piccoli, non importa se abbiamo traslocato mille volte. Basta un divano o una poltrona, un albero con le luci, qualche pacchetto e l’incantesimo è pronto. La casa addobbata a Festa ci riconnette alla speranza di cui sono maestri i Bambini.
Perciò vi auguro la bocca di mia figlia spalancata per lo stupore in quel lontano 2004, e che il Natale 2020 si porti via ciò che è stato, per tornare a guardare avanti.
Francesca Magni, direttore
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