Le nostre case oggi sono chiamate a rispondere a nuove esigenze, a dilatarsi per fare spazio e a contrarsi per accoglierci in un abbraccio. La dimensione domestica accoglie vita privata e lavoro. Perché allora non ripensare anche gli spazi in maniera flessibile con soluzioni che trasformino – o addirittura creino – stanze all’occorrenza?
Pareti scorrevoli, tende e tessuti diventano morbidi filtri che dividono senza separare: basta un gesto e un binario a soffitto per riproporzionare e trasformare gli ambienti [Dooor].
L’inserimento di un dispositivo indipendente trasforma lo spazio, rendendolo flessibile e adattabile a esigenze che possono mutare nel tempo. La casa diventa un sistema aperto che, all’occorrenza, contrae i propri spazi comuni ed espande quelli privati (BDRbureau)
Così gli architetti Alberto Bottero e Simona della Rocca, dello studio torinese BDRbureau, raccontano il loro intervento nel progetto che rompe il rigido schema distributivo della casa per offrire movimento euna gestione libera dello spazio. Risultato? 60 mq totalmente reinventati. Già negli Anni ’50 le riflessioni moderniste sull’abitare avevano portato allo sviluppo di pannelli tessili a soffietto scorrevoli capaci di ampliare o delimitare gli ambienti a seconda della configurazione desiderata.
La riducibilità dello spazio, la separazione degli ambienti, la dichiarazione di una funzione, la cesura tra ciò che è pubblico e ciò che è privato sono risultati che una porta a soffietto offre. Ci sono interni ‘mitologici’ dove queste porte hanno giocato un ruolo significativo come quelli firmati da Eileen Gray, Franco Albini, Gio Ponti, Gianfranco Frattini, Joe Colombo... (Marco Sammicheli per Dooor).
Dooor, giovane brand, ha fatto delle porte tessili il suo focus, una soluzione ‘morbida’ che aggiunge texture visiva e tattile agli interni. Oggi i materiali sono altamente tecnologici, capaci di controllare il comfort acustico, caratterizzare fortemente lo spazio e allo stesso tempo aumentarne la funzionalità.