È inconfondibile per i capelli alla Giovanna d’Arco e gli occhiali, ma è soprattutto il design di matali casset che ci parla di lei. Uno dei suoi primi lavori è una radiosveglia, progettata con Philippe Starck.
Come è stato lavorare con lui?
«Ho lavorato con Starck per cinque anni, all’interno della sua agenzia e poi presso la Thomsom Multimedia dove ho diretto il centro design Tim Thom per circa tre anni: gestivo un team di venti tra designer e grafici. Un’avventura umana emozionante e rara, in cui il design aveva un vero e proprio ruolo strategico».
Da dove inizia quando si confronta con un progetto?
«Non ragiono in termini di forma ma di scenario di vita e di utilizzo. La forma può distrarre dai problemi reali. Gli oggetti devono avere un contatto diretto con la vita e non solo in apparenza: è una mobilità apparente dotare di ruote il tavolo che non ha lo spazio per muoversi, è una comodità apparente rivestire tutto di morbida pelle solo per non cambiare un ordine domestico ormai stabilito».
Sembra attratta dagli arredi ‘nomadi’ e modulari...
«Sì, il mio interesse è legato a quello per gli scenari d’uso e per la vita in movimento. Da dopo la pandemia viaggio e mi muovo principalmente in Francia, ma è viaggio anche quello a due passi da casa...».
C’è un progetto recente di cui va particolarmente fiera?
«Le case modulari ‘Maison Design pour Tous’. Ne sono state già installate 8 a Wattrelos, nel nord della Francia: sono in legno, costruite off-site quindi installate lì, seguono le regole dell’architettura bioclimatica e sono anche dotate di serra».