Vicentino, classe 1967, Raffaello Galiotto è da sempre affascinato dalle tecnologie che permettono di superare i limiti dei diversi materiali.
Sul suo biglietto da visita si legge ‘industrial designer’. Certifica una vocazione, oltre che la sua professione? «Prediligo i progetti di design nei quali posso intervenire anche nel processo produttivo. Non si tratta di disegnarne solamente la forma ma di progettare un prodotto governando anche il modo in cui lo si andrà a realizzare».
Lavora spesso con le pietre e il marmo, trasformandoli in materiali quasi fluidi... «Da sempre il marmo sorprende per come, attraverso le varie lavorazioni, diventa così diverso dalla sua natura: leggero, caldo, sottile, traslucente... Oggi la tecnologia permette di fare quasi tutto. Il problema sta nel pensiero. Per sfruttarne tutte le potenzialità occorre un atteggiamento aperto, diverso, servono nuove competenze. E la materia litica, ancora una volta, riuscirà a restituirci in modo inatteso il lato indomito e impervio del suo corpo, che mediante le diverse lavorazioni riusciamo a portare alla luce».
Un altro materiale con cui si cimenta è il polipropilene, soprattutto progettando gli arredi outdoor per Nardi... «È un materiale straordinario scoperto da Giulio Natta, premio Nobel per la chimica nel 1954. È recentissimo, artificiale, riciclabile, può assumere infinite colorazioni, finiture lucide o rugose, è leggero e resistente agli agenti chimici. Mi interessa perché è antitetico alla pietra, quindi mi costringe a un approccio diverso, opposto ma altrettanto curioso e affascinante».