Salvare anziché rifare. Riscoprire, riadattare, restaurare. È questo il segreto del recupero di questa villa
Una villa lombarda d’inizio ’900 nei dintorni di Varese. Una di quelle vecchie case che necessitano di amorevoli cure e una nuova vita.
La giovane famiglia che l'ha acquistata ha deciso di intervenire subito nello spirito del restauro («e non della ristrutturazione», precisano). Non hanno sbagliato: l’idea, elaborata poi dallo Studio Archiplan, ha dato vita alla casa dei loro sogni. E anche dei nostri!
Il progetto si è sviluppato attorno a un’idea: i segni del tempo non solo non andavano cancellati, ma dovevano essere sottolineati, esibiti come un valore, un sofisticato elemento décor. Lo studio di architettura ha anche disegnato alcuni pezzi, come il grande tavolo, l’isola della cucina e un sistema di illuminazione con lampadine avvitate a una trave di recupero.
La cucina è stata pensata nell’ex magazzino costruito dai precedenti proprietari intorno al 1930 e usato per tenere cianfrusaglie e vecchi mobili. La scelta estetica? Mimetizzare nel bianco i vani contenitore (il cartongesso che ingloba il camino a legna nasconde due spazi dispensa). La cosa più bella, qui, sono le vetrate antiche che aprono viste immense sul giardino e permettono di cucinare, pranzare, chiacchierare circondati dalla luce e dal verde dei rami. E il bianco amplifica queste magiche presenze.
Inizialmente non si poteva immaginare ciò che poi sarebbe emerso sotto strati e strati di intonaco: pitture e decori antichi che si sposavano ai punti di colore di seminati e cementine. Grazie ad un’opera di leggera spazzolatura, i dipinti e gli strati di colore preesistenti sono affiorati, creando delle tessiture inaspettate e complesse. Finito il processo, una passata di fissativo ne ha sigillato la ’texture’.
Gli antichi camini sono stati rimessi in funzione, le pareti restaurate, i pavimenti rétro ripuliti e lucidati: la vita ricomincia da dove è stata interrotta. Diego Cisi, l’architetto dello studio che ha curato il progetto, ci racconta: «Volevamo dare forma al concetto astratto e puro del tempo; potevamo farlo solo attraverso i suoi segni, i suoi magici ‘ornamenti’ naturali. Una crepa, per esempio, non è un difetto da eliminare, ma un patrimonio da salvare».
Materiali tanto diversi per tonalità, età e stile possono convivere armonicamente in un unico progetto? Certo che sì! Vedi questa casa: è un melting pot di cementine, seminati, piastrelle di cotto craquelé (con la superficie smaltata e ‘crepata’) e ceramiche lavorate a rilievo. I materiali più vecchi sfoggiano senza paura la patina del tempo, quelli nuovi una texture ricca.
La giovane famiglia che l'ha acquistata ha deciso di intervenire subito nello spirito del restauro («e non della ristrutturazione», precisano). Non hanno sbagliato: l’idea, elaborata poi dallo Studio Archiplan, ha dato vita alla casa dei loro sogni. E anche dei nostri!
Il progetto si è sviluppato attorno a un’idea: i segni del tempo non solo non andavano cancellati, ma dovevano essere sottolineati, esibiti come un valore, un sofisticato elemento décor. Lo studio di architettura ha anche disegnato alcuni pezzi, come il grande tavolo, l’isola della cucina e un sistema di illuminazione con lampadine avvitate a una trave di recupero.
La cucina è stata pensata nell’ex magazzino costruito dai precedenti proprietari intorno al 1930 e usato per tenere cianfrusaglie e vecchi mobili. La scelta estetica? Mimetizzare nel bianco i vani contenitore (il cartongesso che ingloba il camino a legna nasconde due spazi dispensa). La cosa più bella, qui, sono le vetrate antiche che aprono viste immense sul giardino e permettono di cucinare, pranzare, chiacchierare circondati dalla luce e dal verde dei rami. E il bianco amplifica queste magiche presenze.
Inizialmente non si poteva immaginare ciò che poi sarebbe emerso sotto strati e strati di intonaco: pitture e decori antichi che si sposavano ai punti di colore di seminati e cementine. Grazie ad un’opera di leggera spazzolatura, i dipinti e gli strati di colore preesistenti sono affiorati, creando delle tessiture inaspettate e complesse. Finito il processo, una passata di fissativo ne ha sigillato la ’texture’.
Gli antichi camini sono stati rimessi in funzione, le pareti restaurate, i pavimenti rétro ripuliti e lucidati: la vita ricomincia da dove è stata interrotta. Diego Cisi, l’architetto dello studio che ha curato il progetto, ci racconta: «Volevamo dare forma al concetto astratto e puro del tempo; potevamo farlo solo attraverso i suoi segni, i suoi magici ‘ornamenti’ naturali. Una crepa, per esempio, non è un difetto da eliminare, ma un patrimonio da salvare».
Materiali tanto diversi per tonalità, età e stile possono convivere armonicamente in un unico progetto? Certo che sì! Vedi questa casa: è un melting pot di cementine, seminati, piastrelle di cotto craquelé (con la superficie smaltata e ‘crepata’) e ceramiche lavorate a rilievo. I materiali più vecchi sfoggiano senza paura la patina del tempo, quelli nuovi una texture ricca.