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Il mio amore-odio per gli open space 

Meglio stanze divise per funzione o grandi spazi da personalizzare? 

Quando sono entrata in questa casa non avevo dubbi. Giù ogni muro o barriera tra cucina e living!

Ai tempi era considerato un po’ rivoluzionario… ma come, e gli ospiti? e la puzza di fritto? e il dover mettere subito tutto in ordine? Le risposte le avevo già tutte pronte. Mi piace cucinare e insieme parlare con gli amici, farsi aiutare, scambiarsi consigli su metodi e ricette. Il fritto: per quella volta al mese si possono aprire le finestre, azionare la cappa, accendere la Lampe Berger o comunque usare uno dei miei mille barbatrucchi ammazza-odori. Il disordine? Non sempre è così brutto e poi avere tutto a vista magari è un incentivo per muoversi un po’ dopo pranzo-cena e non lasciar niente in giro! Ho poche ma irremovibili sicurezze (lato casa!) nella vita: Il parquet per terra ovunque, niente pensili in cucina, punti luce dappertutto e mille cassetti da selezionatrice seriale (di questi vi parlerò un’altra volta)… e l’openspace cucina-living, per l’appunto.

Però, lo dico sempre, arriva anche un momento dove le certezze hanno un fremito, si scuotono, rischiano di ribaltarsi. E così, dopo aver buttato giù il fatidico muro (e non è un modo di dire)



complice un servizio fotografico, ho cominciato a sentir voglia di un qualcosa che desse un po’ di intimità quando si passava alla zona divani-tivù.

La soluzione è stata una credenza bassa tra tavolo e salotto e proprio sopra tende a rullo bianche semicoprenti-ma-non-troppo da far scendere all’occorrenza…

Quello che poi è successo è che quelle tende son scese poche volte: prevedibile. 

La mia voglia di open è dura a morire. Ma poi, poi… Poi cominciano ad arrivare in redazione servizi fotografici irresistibili, al centro di tutto c’era sempre lei, una vetrata. Di ferro, di legno, con porta o senza, stile industrial, moderno o rétro: un paio sono andate anche in copertina. E la mai sopita voglia di qualcosa che dividesse senza separare, che arredasse senza ingombrare, che creasse nuovi spazi di stare insieme e tenersi d’occhio senza invadere e nuovi giochi di luce e riflessi.
E così eccola qua l’ultima soluzione: la mia vetrata nuova di zecca!

Con un punto interrogativo sul futuro: ieri mentre la montavano il mitico Luigi (artefice del piccolo capolavoro di ferramenta artigianale) mi ha detto: e poi questa soluzione non è per sempre, volendo si può smontare e rimontare ovunque, facilmente. Ecco wink




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Giusi Silighini, il direttore

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