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Moka Bialetti: la storia della caffettiera icona del design

La usi tutti i giorni ma conosci la sua storia? Scoprila con noi con tante curiosità

Un giorno Alfonso Bialetti, guardando fuori dalla finestra, vede la moglie che lava i panni nella ‘lisciveuse’, l’antenata della lavatrice: un grosso pentolone che usava ebollizione dell’acqua e lisciva, il detersivo di allora.
Alfonso ha un’officina per la lavorazione dell’alluminio a Crusinallo, tra il lago d’Orta e il lago Maggiore, e gli viene l’idea di sfruttare lo stesso principio per costruire una macchina per il caffè (che allora si preparava con la caffettiera napoletana, da ribaltare durante l’ebollizione). Avendo un animo artistico, Alfonso tiene per sé il prototipo e lo destina solo alla distribuzione locale.

Ma il figlio Renato, subentrando in azienda nel 1946, apre alla Moka le porte della storia. Renato, per tutti ‘l’Omino coi baffi’ nato dalla matita di Paul Campani, spinge la vendita a milioni di pezzi e fa di Moka un’icona universale, portandola in tivù con Carosello.

Se si pensa a Moka, si pensa anche a Carosello, e alla società di quell’epoca; eppure questo oggetto che ha più di 80 anni resta attualissimo anche nelle case di oggi. Nel 1996 Moka entra nel Guinness dei primati con l’unico esemplare funzionante per 100 tazze di caffè. Nel 2010 è presente all’Expo di Shanghai tra le 10 invenzioni italiane che hanno cambiato il mondo.

Anno di nascita: 1933
Idea: una caffettiera economica, piccola e facile da usare
Materiale: è in alluminio che, grazie alla sua porosità e inerzia termica, conserva al meglio aroma e temperatura del caffè
Versioni: i cultori sostengono che la caffettiera da 3 sia la macchina perfetta, ma esistono moka da 1 a 18 tazze
Successo: in un anno Renato Bialetti, figlio di Alfonso, ha venduto più di un milione di caffettiere
Prezzo: da €22,90 per la moka da una tazza a €69,90 per quella da 18 tazze

Testi

Giorgio Tartaro

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