Classe 1966, Giulio Iacchetti in oltre 25 anni di carriera ha progettato oggetti che sanno distinguersi per quel ‘guizzo’ in più. La sua arma segreta? Lo sguardo ironico sul mondo.
Durante la sua carriera ha spesso lavorato con altri designer (con Matteo Ragni avete vinto due Compassi d'Oro) e dato spazio ai giovani collaboratori. Quali sono i plus del lavoro a quattro - o più - mani?
Credo che il lavoro del designer sia fondamentalmente un lavoro solitario, ma l’incontro con Matteo Ragni è stato ed è unico e credo irripetibile, la classica eccezione che conferma la regola. Per molto tempo abbiamo lavorato non insieme, ma vicini: divertendoci, abbiamo raggiunto risultati fantastici. Ancora adesso abbiamo occasione di lavorare fianco a fianco come per Abet Laminati (di cui siamo entrambi designer curator) e per il progetto di mostre ed esposizioni: in quel tipo di incarichi il suo essere architetto, copre una mia lacuna relativa alla gestione di grandi spazi: in qualche modo ci completiamo, mantenendo però distinto il nostro singolare modo di fare progetto.
In molti suoi progetti è presente un aspetto ludico, più o meno esplicito. Il divertimento e un approccio anche ironico quanto sono importanti nella fase creativa?
Se si riesce a strappare un sorriso con un progetto abbiamo già raggiunto un buon risultato. Sorridere di una cosa significa averla intesa bene, aver capito che si può esercitare una funzione concedendosi un momento di ilarità: penso allo spremi agrumi St Peter Squeezer dove la forma ogivale scanalata su cui appoggiare il mezzo limone ricorda la cupola di San Pietro e la vaschetta di raccolta del succo rimanda alla piazza del Bernini prospiciente la basilica: lo spremiagrumi si chiama 8x1000 giocando così con il doppio senso della “spremitura”…è un souvenir dedicato a Roma: quando lo racconto nelle scuole l’applauso stile Zelig è assicurato…
Come Achille Castiglioni, anche lei è un appassionato di design anonimo. E ha progettato molti oggetti d'uso quotidiano. Quali sfide progettuali offrono gli oggetti 'semplici'?
Innanzi tutto raccolgo molti oggetti di quel tipo: non si tratta solo di oggetti di design anonimo (penso che il design anonimo sia una formula un po’ strana per includere oggetti di uso comune di cui ci siamo dimenticati il nome dell’autore). Se fossi uno scrittore avrei una ricca biblioteca a cui attingere insegnamenti ed ispirazione. Essendo un designer la ma biblioteca è costituita da questi oggetti che mi parlano, mi raccontano la bontà di una soluzione, l’uso sapiente di una materiale e di una lavorazione. Il disegno di oggetti di uso comune rappresenta una severa sfida progettuale perché ogni persona è in grado di giudicare la bontà di un cucchiaio, di una molletta per il bucato, di un calzascarpe….
- 1998 - padella Spazio System con manico collassabile [Bialetti]
- 2007 - spremiagrumi St. Peter Squeezer [Pandora Design, dal 2018 Il Coccio Design]
- 2008 - soffione Drop [IB Rubinetterie]
- 2011 - lampada Magneto [Foscarini]
- 2012 - sgabello Affi [Internoitaliano]
- 2013 - libreria Eur [Magis]
- 2014 - tappeto Paesemio [Nodus]
- 2016 - armadio Cartalegno [Alf Dafrè]
- 2019 - sedia Norma [Molteni & C]
- 2022 - posata Moscardino [Alessi]
- 2022 - tavolo Spike [Midj]
E per il 2023?
In vista del Salone del Mobile di aprile, ho lavorato a nuovi progetti con Alessi, Abet Laminati, Midj... Ma anche a qualcosa per il mondo dell’illuminazione e per realtà meno vicine al Salone...