Architetti & Designer

Architetti & Designer: Serena Confalonieri

Si può essere del tutto originali e attuali pur lasciando trasparire l'amore e il rispetto per i 'Maestri del passato'. Lei ci riesce, con uno stile inconfondibilmente suo!

Nei suoi lavori, che siano carte da parati, tappeti o oggetti, si coglie la presenza di un forte segno grafico. Da dove nasce?

Da bambina osservavo mia madre disegnare e lavorare a maglia. Rimanevo ore a guardare le sue mani dare a vita a motivi e decori allegri e coloratissimi. È uno dei ricordi che più mi sta a cuore. Senza rendermene conto ho iniziato a riproporre quelle forme e quei decori lavorando ai miei primi progetti, creando un legame e una grande affinità con le superfici bidimensionali. Ho così sperimentato varie declinazioni di quei motivi colorati su tappeti, carte da parati, tessuti e persino strade e pareti.

È laureata in Design d'Interni. Quali erano, ai tempi, i suoi designer di riferimento? E lo sono ancora?

Gli stessi designer che mi affascinavano ai tempi sono ancora quelli da cui attingo ispirazione oggi. Parliamo dell’estetica e allo stile di Joseph Hoffmann, con la sua tendenza all’astrazione geometrica, Eileen Grey, con i suoi profili sinuosi, Gio Ponti e il suo utilizzo colore e delle forme. Sento molto affini al mio stile anche le forme essenziali di Luis Barragan, insieme alla sua ispirazione alla natura e al modo di usare il colore.

Alle tante collaborazioni con aziende alterna anche le autoproduzioni. L'approccio al lavoro è diverso nei due casi?

L’autoproduzione mi lascia una grande libertà espressiva, non solo nella decisione di forme, colori e stili ma anche nella scelta dei materiali e della produzione. Inoltre, lavorare con artigiani e piccole realtà locali mi ha fatto scoprire tecniche straordinarie e persone fuori dal comune. Sono stati tutti lavori che mi hanno arricchita molto professionalmente. Il lavoro con le aziende è altrettanto stimolante, sicuramente più articolato. Credo sia fondamentale individuare in primo luogo le necessità funzionali e le limitazioni tecniche di un nuovo progetto. Lo studio dell’azienda, con le sue peculiarità e i suoi punti di forza, è un momento essenziale per capire come impostare il prodotto sotto un punto di vista produttivo. Nel momento in cui disegno, accanto alla definizione di un’estetica coerente con il mio stile e con il catalogo dell’azienda, il mio obiettivo è riuscire a creare un progetto contemporaneo e commercialmente valido.

In questi anni ha progettato spaziando in settori molto diversi. C'è un 'mondo' che non ha ancora avvicinato nel quale le piacerebbe cimentarsi?

Mi piacerebbe spaziare in campi nuovi, magari un po’ insoliti. Disegnare gli interni di un’auto – ambito solitamente molto maschile -, un minigolf, una scenografia oppure un parco giochi.

I suoi progetti sembrano assomigliarle molto. Ci sveli un aspetto di Serena che non riusciamo a cogliere da ciò che disegna...

Qualche anno fa guardando un documentario su Alessandro Mendini mi colpì quello che disse in un’intervista, perché lo sentì molto vicino a me. Parlava di se stesso come di una persona tendenzialmente pessimista e negativa, che progettava in maniera colorata e allegra per cercare di compensare il suo carattere, e dare al mondo fuori qualcosa di positivo.

Di recente ha aperto al pubblico le porte di casa, con un servizio fotografico del suo loft. Ha curato personalmente il progetto d'arredo? E quali sono state le linee guida nel dare vita a questa casa?

Ho seguito direttamente il progetto. Volevo un ambiente arioso, luminoso, leggero, allegro. Il punto dipartenza è stato il Bauhaus: funzionalità, linee nette e pulite, forme geometriche e definite. Il loft è diviso su due piani, con la zona notte sul soppalco, dove ho lavorato sull’accostamento volumi e materiali per definire i diversi spazi della casa. Era la prima volta che abitavo in uno spazio così aperto, il colore mi ha aiutata a dare forma e funzione agli ambienti. Ho selezionato una palette di 4 colori con cui ho dipinto porzioni di soffitto e pareti, separando anche cromaticamente la zona notte e la cucina dal resto. Il risultato è un luogo tranquillo, un contenitore caleidoscopico dove custodire le cose e gli affetti cari. Accanto alle mie autoproduzioni e ad una serie di oggetti a cui sono molto legata, ho voluto coinvolgere aziende con cui ho lavorato nel tempo nel progetto, come Saba e l’Opificio, MM Lampadari, e realtà con cui ho un’affinità stilistica e che amo molto, come Alpi, Ceramica Cielo e Perennials. Questo progetto ha fatto anche nascere nuove sinergie, come è successo per la cucina. Avevo contattato Very Simple Kitchen chiedendo informazioni sui loro modelli e, da cosa nasce cosa, alla fine abbiamo lavorato su una variante ad hoc, coinvolgendo La Pietra Compattata per la realizzazione di un nuovo piano su mio disegno. La collezione, presentata durante l’edizione 2022 di Edit Napoli, riprende il pattern delle tovaglie a quadri dei pranzi della domenica.

Vorrei che i miei prodotti fossero in grado di creare un legame affettivo con chi li usa, un sentimento che vada oltre la funzionalità e l’estetica. Per questo motivo il colore e le ispirazioni a ricordi e culture diverse sono fondamentali nel mio lavoro.

  • 2013 - Tappeto Flamingo [Nodus]
  • 2014 - Carta da parati Tectonic [Wall&decò]
  • 2015 - Piatti Serena Confalonieri Collection [Arzberg]
  • 2017 - Collezione vassoi Kyma [Sambonet]
  • 2018 - Tavolini Ring [Saba Italia]
  • 2019 - Sgabello Plissé [Potocco]
  • 2020 - Collezione Calypso [autoproduzione]
  • 2021 - Tappeto Laki [Illulian]
  • 2022 - Sospensioni Venus [Servomuto]
  • 2023 - Pannello decorativo Cézanne [Forma&Cemento]

[Un progetto imminente] Prossimamente tornerò a lavorare su alcune iniziative di arte urbana nella città di Milano, è una tipologia di progetto che mi piace particolarmente» ci svela Serena.

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Claudio Malaguti