Quando è arrivato il momento di arredare l’appartamento in cui ha scelto di vivere, ha voluto portare con sé la sua passione per gli arredi e i complementi d’epoca, che scova in giro per i mercatini e presso negozi di modernariato e antiquariato.
Qual è la tua stanza preferita della casa e perché?
Da sempre la cucina. In tutte le case in cui ho vissuto è sempre stata la stanza più vissuta, più disordinata e più mutevole. A casa dei miei genitori in Liguria durante le feste ad un certo punto ci ritroviamo non si sa come tutti stipati in cucina nonostante la sala da pranzo (vista mare!) sia decisamente più ampia e spaziosa. Ha per me un effetto decisamente magnetico. Per cui, quando ho avuto la possibilità di avere una casa tutta mia ho deciso di investire le mie energie su questa stanza. Mi sono affidata alla creatività e sensibilità dello studio di Architettura Unduo e così è nata la mia cucina dei sogni. Lavandini in marmo di recupero (rigorosamente sotto la finestra) tanto spazio d’appoggio dove poter avere sotto mano il necessario per cucinare, un grande tavolo per stare insieme e spazio per i libri e le mie ceramiche.
Quale consiglio daresti ai nostri lettori per rendere più accogliente e per personalizzare questo spazio?
Io consiglierei di non avere fretta. Di lasciare spazio a ciò che gli ambienti suggeriscono. Talvolta questo tipo di comunicazione è immediata per cui si riesce a capire con una rapida intuizione che cosa si vuole e che cosa può offrire un ambiente, per altri spazi il processo è più lento. Ad esempio, in questa casa, sono due anni che cerco di valorizzare una stanza a cui tengo molto, e solo ultimamente sono riuscita a mettere a fuoco ciò che potrà renderla completa.
E poi mi muovo nella direzione della memoria e del ricordo. Credo che tutto ciò che abbia un significato in termini soprattutto affettivi sia fondamentale per far si che uno spazio sia accogliente.
Hai dei piccoli suggerimenti décor che hai attuato in casa tua e che vuoi condividere?
Consiglio di affidarsi al verde delle piante che animano le stanze con le loro sfumature e le svariate forme delle loro foglie. Adoro i vivai.
Hai mai realizzato delle decorazioni fai-da-te in casa, facili da spiegare e da riproporre come idea?
C’è stato un momento in cui girovagavo per mercatini e compravo mobili e complementi d’arredo. Trascorrevo intere domeniche a sistemarli e ridipingerli. Nella semplicità di un nuovo colore c’è tutta la magia di ridar vita ad un mobile che sarebbe finito chissà dove.
Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Mi faccio sedurre da scorci cromatici che incontro lungo le mie passeggiate cittadine o quando viaggio, rimango folgorata dai muri dei palazzi e dalle finestre socchiuse.
Un collega di cui ammiri particolarmente il lavoro?
Ho scoperto recentemente questa ceramista straordinaria di origine messicana Perla Valtierra, che ha improntato il suo lavoro nel mantenere viva la tradizione della ceramica della sua terra, senza snaturarne e stravolgerne la poesia.
Come sviluppi i tuoi progetti?
Quando mi vengono commissionati dei piatti dai ristoranti mi piace incontrare lo chef e progettare insieme i piatti che devono contenere le loro ricette così da poter creare un oggetto che sia davvero personalizzato.
Quando invece lavoro più liberamente, trascorro molto tempo in studio sul tornio a sperimentare possibili forme tenendo sempre però presente un’idea di base a livello concettuale, per esempio creare oggetti leggeri e maneggevoli o viceversa grandi e con una certa consistenza.
Per quanto riguarda lo studio del colore, solitamente una o due volte l’anno studio le ricette e faccio mille test per arrivare a uno o due colori nuovi.
Quali sono i tuoi materiali preferiti?
Naturalmente la ceramica con la quale ho a che fare quotidianamente e che non smette di stupirmi per le sue infinite possibilità, sia rispetto alle forme che con il tornio esploro, sia rispetto alle mille sfumature di colore che la combinazione di elementi naturali fanno emergere. Per quanto riguarda gli arredi prediligo il legno sostenuto da esili strutture in ferro.