Le ragioni possono essere psico-emotive (il piccolo resiste al sonno e al distacco dai genitori) oppure dovute ad alcune parasonnie: il pannolino bagnato, la temperatura della stanza troppo alta o un raffreddore che impedisce di respirare bene.
C’è poi la cosiddetta ‘sleep regression’, la fase in cui aumentano i risvegli (e le conseguenti richieste di attenzioni) tra un ciclo di sonno e l’altro nel corso della notte. Può accadere tra i 4 e i 5 mesi e, poi, tra 1 e 3 anni di vita.
Per i genitori può essere faticosa, ma è una normale fase di crescita che, in genere, dura da 1 a 3 settimane. Nei più piccoli capita perché, crescendo, il bambino passa dal 50% di sonno REM (il sonno in cui si fanno sogni intensi, necessario per la memoria e lo sviluppo cognitivo) a un fabbisogno inferiore e con una percentuale REM più bassa, attorno al 25%, per assestarsi, (verso i 3 anni) sul 15%, come negli adulti. Passaggi fisiologici che però all’inizio comportano tanti micro-risvegli con pianti e bisogno di attenzioni.
Dopo il primo anno di vita possono esserci anche fasi di sleep regression dovute ai cambiamenti delle routine familiari, dall’inserimento al nido alla nascita di un fratellino. Ma, superato il periodo di adattamento, con le giuste rassicurazioni dei genitori, il piccolo troverà da solo un suo nuovo equilibrio.