In India alla scoperta dei colori che la natura ci regala per tingere i tessuti in maniera ecologica e per creare bellissime decorazioni.
Lo sapevate che il nome indaco (il colore dei nostri tanto amati blue jeans) deriva da India? L’India era il più grande produttore di questa tinta di origine vegetale già nell’età greco-romana tanto da aver dato il nome al colore, dal greco Indikón’ (India) e dal latino Indicum.
Nel mio recente viaggio in India del Sud ho deciso quindi di visitare un laboratorio dove si produce l’indaco e altri coloranti naturali ed ecologici per tessuti.
I coloranti naturali sono tinture che derivano da materiali di origine animale o vegetale come fiori, foglie, insetti, corteccia, radici e persino minerali. Quella delle tinture naturali è un tecnica molto antica che, abbandonata nel ‘900 a favore dei coloranti sintetici, sta per fortuna tornando in voga grazie ad una maggiore coscienza ecologica dei consumatori e dell’industria della moda.
Le tinture naturali sono un’alternativa ai coloranti di origine sintetica anche se, al contrario di quanto si pensa, non sempre sono anche ecologiche.
Perché lo siano devono rispettare alcuni criteri, come il fatto che le piante da cui vengono estratte devono essere prodotte senza usare pesticidi, erbicidi o altre sostanze chimiche e, nel processo di produzione e tintura, devono essere usati solo agenti chimici di origine naturale e soprattutto non inquinanti.
Gli effetti positivi dell’uso delle tinture naturali eco-friendly sono vari e importanti:
- minore inquinamento perché i coloranti e le sostanze usate nel processo di tintura sono naturali e biodegradabili;
- condizioni di lavoro più sicure perché le tinture naturali non rappresentano un rischio per la salute;
- maggiore sicurezza delle sostanze utilizzate nella produzione e di conseguenza anche minori rischi per il consumatore (ad esempio minori possibilità di avere reazioni allergiche e problemi della pelle).
I sostenitori della tecnica dell’Ayurvastra ritengono siamo numerosi anche gli effetti positivi per la salute.
La parola Ayurvastra deriva dal sanscrito “Ayur” che significa vita e “Vastra” che significa Vestire ed è la tecnica nel quale gli indumenti, oltre ad essere colorati con tinture naturali, sono infusi con erbe e estratti di piante medicinali. Secondo questa tecnica i tessuti, al contatto con la pelle, sarebbero in grado di trasmettere i benefici delle piante e di alleviare una vasta gamma di disturbi come infezioni della pelle, eczemi, psoriasi, insonnia e problemi del metabolismo.
A causa della difficoltà di reperire le materie prime, i quantitativi di coloranti naturali che possono essere prodotti sono però bassi.
Data la produzione artigianale, è anche più difficile la riproduzione in serie dei colori e i tessuti possono presentare delle irregolarità. Questi aspetti hanno portato al successo dei coloranti sintetici ma questi hanno reso l'industria della lavorazione tessile una delle più inquinanti al mondo. Oltre a consumare moltissima acqua, i coloranti sintetici richiedono l’uso di sostanze chimiche pericolose e non biodegradabili come i metalli pesanti. I resti della lavorazione sono quindi altamente contaminanti e sono causa, tra le altre cose, anche di malattie della pelle e problemi polmonari.
Vediamo ora alcuni esempi di coloranti prodotti in India:
- Blu e verde chiaro: derivano dall’indaco che viene estratto dalle foglie dell’albero Indigofera tinctoria (un albero dai fiorellini rosa);
- Rosso e rosa: si possono ottenere dalle radici della pianta Rubia Cordifolia (Robbia Indiana), dal Sandalo o dal legno del Sappan;
- Giallo: per produrre questo colore si possono usare le noci della Chebula Terminalia (dalle quali si ottengono anche grigio e nero), il legno dell’albero del jackfruit, i fiori di calendula, il fienogreco o la curcuma;
- Arancione e verde: si ottengono in genere mescolando alcune delle piante citate sopra;
- Kaki: è ottenuto dalla scorza del frutto del melograno;
- Marrone: si ricava dalla corteccia dell'albero indiano della gomma arabica;
- Viola: il colore è di origine animale, viene infatti ricavato dalla secrezione dell’insetto cocciniglia della lacca.
Per la maggior parte dei colori il processo di tintura è abbastanza semplice: i tessuti vengono prima trattati con dei mordenti di origine naturale, come ad esempio il solfato di alluminio, per assicurare che il colore aderisca bene. Successivamente vengono fatti bollire nell’acqua dove è stato immerso il materiale colorante e infine lavati (unica eccezione per l’indaco, il colore viene infatti ottenuto attraverso un processo di fermentazione che trasforma l’originario colore giallo-verde delle foglie nel blu scuro che tanto apprezziamo).
In India i coloranti naturali vengono utilizzati anche per diverse tecniche di decorazione dei tessuti (o tecniche di tintura). Tra le più usate troviamo:
- Block-printing: la decorazione viene effettuata usando delle matrici di legno nel quale è stato intagliato il motivo della decorazione. Queste matrici vengono imbevute nel colorante naturale e poi usate come fossero dei timbri per imprimere i tessuti;
- Batik: un procedimento antico che consiste nel versare della cera liquida sulle parti del tessuto che non si vogliono tingere, la cera impedisce infatti l’assorbimento del colore. E’ quindi una tecnica opposta alla normale colorazione perchè invece di colorare direttamente il tessuto si nascondono le parti che non devono essere tinte;
- Tye-and-die: un sistema di tintura che consiste nell’annodare il tessuto con diverse tecniche in modo da “nascondere” alcune parti del tessuto alla tintura e creare così vari motivi decorativi (righe, cerchi, puntini, fiori ecc).
Scegliere indumenti colorati con tinture naturali è quindi un ottimo modo non solo per rispettare l’ambiente e la nostra salute ma anche per preservare una tecnica antica e il lavoro artigianale.