I progettisti hanno molto ragionato su come venivano realizzati gli interni negli Anni ’50, il periodo in cui è stata costruita la casa: il ‘cucinino’, oggi rinnegato, allora era una presenza fondamentale. Così, per dare il corretto valore storico al progetto, ne hanno ripreso
il concetto incapsulandolo in un box apribile da più lati.
Dopo aver aperto lo spazio dell’intero piano, si è deciso di ri-frammentarlo: con l’ausilio del box cucina come unità divisoria e con tre pavimenti diversi, parquet, grès geometrico e gomma. Il perimetro della ‘scatola’, la sera, è illuminato da strip di luci a Led.
Lampada a braccio Lampe
de Marseille [Nemo Lighting]. Poltrona a dondolo Eames Plastic Armchair [Vitra], divano autoprodotto, simile a un modello disegnato da Rudolph Schindler; pavimentazione in gomma grigia [Artigo]. Quadri: dipinto blu di Simone Geraci; illustrazione di fichi
d’India di Loredana
Lo Verde.
La cucina di 8 mq, realizzata da Vibo Cucine su progetto di Elisa e Claudio, è ospitata in una ‘scatola’ apribile/richiudibile su tre lati. «Ha solo due ante fisse, le altre sono a battente o scorrevoli su un binario integrato nel mobile. La parte che è rivolta verso il disimpegno ha dei moduli per mettere le giacche; altri, invece, nascondono la dispensa».
La zona pranzo è risolta con
una versione artigianale della libreria Nuage di Charlotte Perriand, costruita dal padre di Elisa, e dalla lunga credenza in rovere che enfatizza la luce e la vista delle finestre: «Ogni cosa è progettata per regalarci la possibilità di godere della vista di quel maestoso albero di cachi, degli uccelli, dell’alternarsi delle stagioni...» afferma con orgoglio Claudio.
Al bagno principale si accede aprendo la porta con vetro diamantato, originale della casa:
il pavimento bianco&nero è lo stesso della cucina, ma posato in un motivo a triangolo che punta su una parete, regalando profondità. Lo specchio giallo è da copiare subito!
Scala... con trucco!
La parte inferiore
fa anche da contenitore; quella superiore, appesa alla parete portante, è una struttura di legno rivestita con cartongesso foderato di gomma.
«Con Elisa ci siamo chiesti: se tornassimo bambini cosa vorremmo?» ricorda Claudio. La risposta? Una camera su tre livelli: su quello della zona giorno c’è lo spazio giochi con la scala bicolore che porta al secondo piano, dove c’è il letto e, a un livello più alto, la zona studio. E la posizione in mansarda, sotto
le travi di legno, completa la magia, con la luce dalle finestre per tetti che rende tutto più bello.
Una villetta degli anni '50 è stata trasformata tenendo fermo il suo stile originario, declinato in tanti arredi e soluzioni moderni-per-scelta.A iniziare dalla zona giorno, prima aperta e poi parzialmente divisa da un box con ante scorrevoli che contiene... la cucina!
Ci sono case che entrano a far parte della nostra vita in maniera casuale: ci si passa accanto quotidianamente, le si osserva, e quelle rimangono lì, vuote per decenni. Claudio, questa non l’ha mai persa di vista e con la moglie Elisa – sono entrambi architetti e fondatori dello studio Fluido/Arch – ne hanno parlato spesso, finché non si è presentata l’occasione di acquistarla.
Le scelte fatte
La casa è il risultato di uno studio degli spazi che reinterpreta in chiave moderna i suoi Anni ’50. Il vero cuore del progetto è di certo il cucinino, rivisto come un’unità divisoria, resa mobile – e attuale – grazie alle ante scorrevoli. Poi si è sfondato il solaio per sfruttare e dare rilievo alla doppia altezza del living open space, che prende luce anche dalle finestre da tetto del piano superiore.
Il tocco di stile
Gli arredi, i colori usati, i materiali (c’è pure un pavimento in gomma!) sono un richiamo dello stile 50’s.