Lo abbiamo chiesto a Pietro Tasca, titolare di Amministrazioni Tasca: ecco la sua risposta.
È una pratica piuttosto diffusa quando il contatore dell’acqua è unico e non si può determinare il consumo reale nei vari appartamenti.
Sul tema, però, la giurisprudenza ha avuto posizioni oscillanti. Ma, dopo la sentenza della Cassazione 17557/2014, la strada sembra indicata: la Corte ha sostenuto che, se non ci sono strumentazioni tecniche atte a rilevare oggettivamente l’effettivo consumo, le spese vanno ripartite ex articolo 1123, comma 1 del Codice civile, cioè in base ai valori millesimali di proprietà.
Nella stessa sentenza, la Cassazione ha dichiarato nulla la delibera dell’assemblea che stabiliva come criterio di ripartizione il numero di coloro che abitano stabilmente nell’appartamento. Quindi, un criterio diverso dal valore dei millesimi può essere applicato solo se approvato all’unanimità.