Sottratti all'abbandono e alla speculazione edilizia, gli orti urbani e i giardini condivisi stanno crescendo negli ultimi anni, in particolare dopo la pandemia, come luoghi di comunità ma anche come strumento di rigenerazione urbana e innovazione sociale.
Nati in Italia negli spazi di verde pubblico durante la Seconda Guerra Mondiale, sono oggi diventati luoghi per stare a contatto con la natura, riscoprire una alimentazione sana e prendersi cura della propria città creando relazioni.
Per avere un lotto ad un prezzo simbolico, occorre presentare domanda nel proprio comune per l’assegnazione, oppure aderire ad associazioni o cooperative che hanno già degli appezzamenti in gestione.
Scopriamo alcuni progetti nelle principali città italiane.
Torino
Orti Metropolitani (Or.Me.) è la rete di orti, cascine, associazioni e cooperative che sostengono l’agricoltura urbana a Torino e nella sua area metropolitana.
Tra tutti, Orti Generali è un’associazione che mette a disposizione 150 appezzamenti più un polo didattico sui temi dell’agricoltura sostenibile, mentre nel quartiere di Barriera di Milano, OrtoAlto Ozanam è il progetto pilota di OrtiAlti sul tetto di uno degli edifici di Casa Ozanam, ex industria oggi foresteria per studenti e lavoratori, che ospita numerose attività condotte da associazioni e cooperative sociali, tra cui un ristorante che utilizza vegetali coltivati a “cm 0”.
Milano
Milano è uno dei maggiori esempi di coltivazione urbana con il Parco Agricolo Sud, che comprende aree agricole e forestali per un totale di 47 mila ettari, e gli oltre 2000 orti urbani e giardini condivisi presenti in città, assegnati dal Comune di Milano a privati e associazioni tramite un bando.
Il più grande è il Giardino San Faustino a Lambrate, parco condiviso di 18 mila metri quadri di proprietà dell’Università Statale di Milano. Altro progetto di interesse è il Giardino degli Aromi, nel parco dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini ad Affori, dove viene portato avanti un progetto di reinserimento sociale di persone svantaggiate attraverso la coltivazione di piante aromatiche e medicinali.
Bologna
Anche a Bologna ci sono molti orti urbani, tra cui, nella zona di Borgo Panigale ha sede Arvaia, la prima e maggiore Comunità che Supporta l'Agricoltura in Italia, con 500 soci e 35 ettari di campi coltivati con metodo biologico. Nei Giardini Margherita si trova inoltre Le Serre dei Giardini, dove oltre ad un laboratorio artistico, un servizio educativo, un coworking e un bistrot, c’è un orto gestito da un gruppo di cittadini che sperimentano un modello di coltivazione sostenibile e innovativa.
Firenze
Una delle iniziative più note a Firenze è Orti dipinti, che prende il nome dal borgo Pinti in cui si trova. Qui, su un’ex pista di atletica, sorge un orto condiviso didattico che è anche market e libreria, nato da un’idea dell’architetto Giacomo Salizzoni, con all’attivo collaborazioni e sponsorizzazioni con diverse aziende fiorentine.
Roma
A Roma ci sono oltre 150 orti urbani e giardini condivisi, mappati da Zappata Romana, associazione che condivide buone pratiche e monitora i progetti in città, come ad esempio gli orti della Garbatella e quelli delle Tre Fontane. Sul sito del comune è disponibile la modulistica per ottenere l’assegnazione di un lotto.
Napoli
Anche a Napoli si stanno diffondendo gli orti urbani, a partire dal primo, nella zona dello Scudillo, all'interno del Parco delle Colline di Napoli, cui, in poco tempo sono seguite altre sperimentazioni, nel Vomero in via San Domenico e in via Cilea, a Chiaiano, dove sono stati piantati ulivi, rosmarini, mirto, siepi di lauro e ciliegi, e a Ponticelli, il più recente orto, in cui gruppi di cittadini si sono dati alla coltivazione di cavoli e broccoli.
Palermo
Nata nel 2014, gli Orti delle Fate è un’associazione con oltre 300 privati cittadini uniti dalla passione per la campagna e il mangiare sano, che negli anni hanno ridato vita a diversi terreni abbandonati intorno a Palermo per realizzare delle coltivazioni biologiche. Altra realtà coeva è Orto Capovolto, una cooperativa sociale che attraverso il verde commestibile mira a cambiare il volto della città, e oltre a occuparsi di pianificazione di orti urbani, sviluppa progetti di educazione alimentare e ambientale.