Il mese scorso, grazie alla fiera Maison&Objet, l’appuntamento con le novità e tendenze di arredo e décor, ho avuto la fortuna di tornare a Parigi, la città dai tetti magici. Con due colleghe abbiamo affittato una mini casa a Montmartre, un alloggio sobrio che ho apprezzato fino in fondo solo quando, la sera, mi sono coricata nel divano letto: la finestra incorniciava una porzione dell’imponente Sacré Coeur, incluso un giardino dove passeggiavano di tanto in tanto, pittoreschi, qualche suora e un cane pastore. E noi a gridare “Guarda! Guarda!” incantate.
Il bello di una vista è che non occorre ‘possederla’, basta poterla ammirare. I giapponesi hanno una parola che esprime questo concetto: ‘shakkei’. Si può tradurre con ‘paesaggio in prestito’. È shakkei una montagna o una cascata che si scorgono da un giardino (e, in Giappone, sono la ragione da cui partire per progettarlo). È shakkei la camelia che fiorisce in inverno dalla mia dirimpettaia; è shakkei il tavolo con le maioliche sul balcone accanto al mio, dove si raggomitola al sole la gatta dei vicini; è shakkei il palazzo con la guglia che vedo dalla camera da letto.
Sono grata ogni giorno di queste consolanti bellezze e, al contrario, mi sento aggredita dal brutto di cui non mi posso liberare: un cortile sciatto, i condizionatori sui balconi, un gigantesco cartello luminoso che pubblicizza un palazzo in costruzione e irrompe di notte nella mia quiete...
Da quando ho scoperto la parola shakkei – non la trovate un po’ magica anche voi? – ho iniziato a badare di non lasciare i sacchi della spazzatura sotto il portico, dove i vicini li vedrebbero, e a considerare l’esterno della mia casa il contributo che do al panorama del quartiere.
Per chi vive in città, shakkei è soprattutto la vegetazione, dentro e fuori casa; e poiché non ho talento (o pazienza) per le piante ma ho un marito dallo straordinario pollice verde, sono grata a chi come lui coltiva questa passione: il giardinaggio è un hobby senza eguali, che si trasforma in dono anche per
gli altri. Ne parliamo, in uno speciale che comincia con un terrazzo dove le foglie non cadono neanche in inverno...
Francesca Magni, direttore
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