Scrivo questo editoriale sotto l’effetto un po’ magico di un tour di due giorni nella Venezia di Carlo Scarpa (1906-1978), maestro dell'architettura italiana, durante il quale ho potuto vedere opere realizzate e visitare laboratori di artigiani con cui Scarpa lavorava per dare realtà alle sue visioni.
Di lui mi porto dentro due cose: non riusciva a mollare un progetto finché non lo sentiva ‘giusto’ (ridisegnava di continuo) e dedicava la stessa cura a un intero padiglione come a una serratura, a una tomba monumentale come a una porta.
Mi sono ritrovata piegata per terra a contemplare un gradino o una scanalatura nel pavimento, incantata davanti a una maniglia, ho fotografato corrimani di balconi e scale, inferriate, portoni, boiserie, e un geniale scolapiatti che scende verso il basso mentre si spinge l’antina verso l’alto (che non mi spiego perché non sia diventato uno standard delle cucine da allora e per sempre!).
E mentre Monica, la guida, con la sua passione per Scarpa riusciva a farci viaggiare non solo nelle opere ma nella mente di un uomo geniale – capace di schizzare un disegno con due matite contemporaneamente, una per mano – sentivo di essere vicina a un tesoro, una di quelle intuizioni che cogli per un attimo quando un lampo illumina una stanza buia e che devi trovare modo di conservare; il tesoro è quel progettare dando la miglior estetica possibile a ciò che è puramente funzionale. Nobilitare il necessario con un disegno che non è orpello, ma produce una forma capace di trasmettere bellezza.
Carlo Scarpa in fondo guardava dove non tutti guardano, invitandoci a fare lo stesso. Lo so, vi aspettavate un editoriale sul Natale, ma io credo che questo lo sia. Quel bambino, che si sia credenti o meno, è nato proprio dove nessuno sarebbe andato a guardare, in una stalla. E se c’è un senso nell’addobbare le case, nel preparare una tavola speciale, nell’impacchettare doni con cura è accendere l’attenzione su cose minime di cui potremmo fare a meno, come dell’estetica di una maniglia, e che invece hanno un potere immenso. Quello di generare Bellezza – da ‘bellus’ latino, diminutivo di una forma antica di ‘bonus’
Francesca Magni, direttore