Capita di andare a casa di qualcuno, di alloggiare in Airbnb o bed&breakfast e sentire che qualcosa non funziona. Non parlo dell’estetica, che è soggetta al gusto personale: parlo dell’atmosfera. Di quel non sentirsi accolti e abbracciati dallo spazio, anche se è arredato con le migliori intenzioni. In genere quando provo questa sensazione e ancora me ne sto domandando il perché, mio marito inizia a dire cose tipo «Qui ci vorrebbe una lampadina più calda», «Non si può usare una plafoniera in questa stanza», «Manca una lampada a braccio». In quattro e quattr’otto riprogetta l’illuminazione, perché a lui quelle cose sembrano ovvie (dopo le piante, la sua passione sono le luci). Invece ovvie non sono, se la sensazione di spazio non accogliente è data, almeno la metà delle volte, da luci sbagliate (l’altra metà è a causa di pavimenti e serramenti, ma questa è un’altra storia).
La luce non va lasciata al caso: si deve progettare. Alla lettera significa ‘gettare avanti’. immaginare, prevedere. chiedersi “cosa farò in ogni angolo della stanza e di che luce avrò bisogno?”. Ci sono specialisti per questo, ma vorrei condividere con voi le mie personalissime e non professionali linee guida, sviluppate in 20 anni di convivenza con uno che potrebbe stare senza le sedie ma mai senza le lampade giuste.
1. I punti luce non sono mai troppi, se ristrutturate mettetene su ogni parete della stanza; 2. tre è meglio: ogni ambiente ha bisogno di una luce diffusa e di un paio di luci dirette (per esempio lampadario centrale, lampada sul tavolo, lampada da terra o a braccio); 3. la luce deve illuminare quello che fate oppure qualcosa di bello, quindi mai mettere luci radenti sui muri (a meno che siano di pietra o mattoni); 4. certe lampade illuminano poco, però hanno forme che arredano: non privatevene e abbinatele a punti luce funzionali; 5. le plafoniere stanno bene solo in locali bassi; 6. i faretti...
Ok, mi fermo qui, non ho mai amato le regole – e sui faretti ho un’opinione impopolare. Ma in fondo tutto si riassume con le parole della mia bisnonna, classe 1892, vissuta fino ai miei 14 anni: raccontava che quando era arrivata la luce elettrica - nei primi Anni ’20 - non smetteva di ripetere «È come avere il sole nelle stanze!». Non era solo l’illuminazione, che percepiva, ma un comfort nuovo, l’abbraccio dei luoghi scaldati dalla luce, il senso di piacevolezza semplice ma profondo che si prova in ambienti ben illuminati: è quello che dobbiamo cercare, se desideriamo una casa più accogliente.
Francesca [Il direttore]