Lui lascia le borse del lavoro su una sedia del tavolo da pranzo; ammucchia vasi vuoti sotto il portico; accatasta nel ripostiglio oggetti in disuso con l’insensato pensiero che possano tornargli utili; appallottola i sacchetti della spesa rendendoli ingombranti e inservibili. Io accumulo vestiti sulla poltrona in camera o sul mobile in bagno; tendo ad appendere le borse in luoghi impropri come il pomello del termosifone o la ringhiera della scala; sono poco metodica nel riporre le cose e spesso le ‘trasloco’ da un armadio all’altro rendendole introvabili.
D’altro canto, lui è bravissimo a individuare un luogo per ogni oggetto e a sistemare la dispensa per categorie, mentre io ho talento nel dare un’estetica ad armadi e cassetti. naturalmente ognuno di noi detesta il ‘tipo di Disordine’ dell’altro, è radicalmente convinto che il proprio ‘tipo di ordine’ sia il migliore in assoluto, e mai ammetterebbe di produrre una quota di disordine almeno pari a quella dell’altro.
Al di là delle contese coniugali (per non parlare di quelle con i figli) che in ogni casa assumono forme specifiche ma sostanzialmente simili, vige una specie di imperativo sociale per il quale bisogna essere ordinati. Punto. L’ordine è bene, il disordine è male.
Quando si parla di questo tema, sotto i riflettori c’è sempre solo una metà della faccenda: l’ordine. In effetti di lui abbiamo bisogno per essere efficienti e organizzati, per portare a termine i compiti, per ridurre la complessità e dominarla. eppure il disordine non è meno importante: è lui che ci insegna a lasciar andare, ad allentare il controllo, è lui che ci svela strade impreviste e ci rimette in moto l’istinto creativo. ordine&disordine sono come inspirare&espirare, come sistole&diastole nelle contrazioni del cuore, come battere&levare nella musica... sono quei binomi vitali che non si possono scindere, ma solo accettare e tenere in equilibrio.
La domanda allora non è quanto siamo ordinati, ma ‘come siamo ordinati/disordinati’, qual è il nostro modo di esercitare l’una e l’altra cosa, che proporzioni e che equilibrio hanno nella nostra vita e nelle nostre case. E poi naturalmente come sopportare che il marito molli le borse del lavoro sulla sedia del pranzo e renda inaccessibile il portico... Ma questa è un’altra storia (e nel caso si accettano suggerimenti)!
Francesca Magni [Direttore]