Ho chiesto a un amico interior designer come si trova nella nuova casa e se è contento delle scelte fatte. «Vorrei avere più bianco», mi ha risposto: «Passo la giornata tra carte da parati, rivestimenti, texture... Il lavoro mi tiene ‘a bagno’ nel colore e per riposare ho bisogno di metterlo in pausa». Con noi c’era un’amica agente immobiliare, «Lo capisco», ha detto, «io non faccio che vedere case, studiarle, fotografarle, mostrarle, e per quanto ami il mio lavoro, per riposare ho bisogno di stare all’aperto, lontano da tutto ciò che è architettura». Un paio di sere dopo prendiamo un gelato con una coppia di ragazzi che lavorano per un famoso marchio di moda, e il tema ritorna: «L’ufficio è tutto marmi scuri, austero, minimale. Rientrare la sera in una casa con colori morbidi è come rinascere» dicono.
Casa e luogo di lavoro si contendono i tempi della nostra esistenza, sono gli scenari principali in cui trascorriamo la vita: non possiamo pensarli separati, ma come un tutt’uno. Al luogo di lavoro dobbiamo adattarci; la casa invece sta a noi fare in modo che ci rigeneri anche da eventuali ‘frustrazioni ambientali’ della nostra professione.
Per 25 anni ho lavorato in un open space con luci al neon e finestre sigillate, il basso continuo della macchina dell’aerazione, il brusio delle fotocopiatrici e le macchie di caffè sulla moquette. Ho detestato quell’ufficio, che pure aveva un suo pregio architettonico, e quando rientravo e affrontavo l’altro pezzo della mia vita con due bambini piccoli, l’ultimo gesto serale era sfogliare una rivista di arredamento e fare progetti per rendere la mia casa più piacevole. Desideravo uno spazio solo mio, logorata dall’immersione nei suoni degli altri, e chissà che questo inconsciamente non abbia influito sulla scelta di una casa a più piani...Ci penso ora per la prima volta, spinta dalle considerazioni di quattro trentenni più consapevoli di quanto fossi io alla loro età, e capisco che dovremmo indagare meglio il rapporto tra luogo di lavoro e luogo della vita domestica. Ve lo lascio come ‘compito per le vacanze’: domandarvi, proprio mentre state riposando, cosa dovrebbe offrire la vostra casa per compensarvi delle specifiche fatiche a cui vi costringe il posto in cui lavorate. Scrivetemi se vi va, il tema è tutto da esplorare.
Francesca [Direttore]