50 progetti selezionati da oltre 20 Paesi (alcuni li vedete nella gallery): Plant Fever nasce con lo scopo di coltivare un nuovo rapporto fra progettazione e natura, come raccontano Laura Drouet e Olivier Lacrouts, fondatori di studio d-o-t-s e ideatori di Plant Fever.
Qual è il vostro obiettivo?
Con Plant Fever vorremmo creare una piattaforma di riflessione sulla nostra relazione con il mondo vegetale. Possiamo davvero considerare le piante come meri elementi decorativi o dovremmo invece vederle come esseri viventi sensibili?
Un ruolo da protagonista per le piante come può cambiare la progettazione?
Abbiamo provato ad ‘hackerare’ alcuni termini propri del linguaggio progettuale cominciando a parlare, per esempio, di design fito-centrico (dal termine greco phyton = pianta) al posto di design umano-centrico. Crediamo che spostare l’attenzione dal mondo umano a quello non-umano, possa aiutarci a costruire un futuro più in sintonia con il Pianeta, in cui progettare e costruire non significhi ‘sfruttare’ le risorse, ma averle alleate.
Cosa vuol dire guardare al design dal punto di vista delle piante?
L’autore americano Michael Pollan invita a “prendere sul serio il punto di vista delle piante” (in ‘La botanica del desiderio. Il mondo visto dalle piante’, Il Saggiatore). Le piante sono al centro, forniscono tutto quello di cui abbiamo bisogno: dall’ossigeno al cibo, fino al legno usato per costruire la sedia su cui siedi o le fibre vegetali di cui sono fatti i tuoi vestiti. Guardare le piante e il modo in cui vengono coltivate e sfruttate in tutto il mondo - e l’impatto spesso negativo che questi metodi di coltivazione hanno su comunità umane e non umane - deve essere un nuovo punto di partenza per il design e le sue nuove sfide.