Perché non c'è una vera scuola che insegni a farlo: la passione per lo still life è una cosa che hai dentro.
Ho cominciato a creare piccoli mondi in still life quando di blog in giro non c'era nemmeno l'ombra.
E tantomeno c'era Instagram all'orizzonte. Una deformazione professionale, visto che per lavoro stavo parecchio sul set. Fin da subito la passione per gli still life (tradotto sta per 'natura morta', ma mai espressione mi è sembrata più sbagliata) era talmente forte che non poteva darmi tregua una volta a casa.
Così, poco a poco, tutta la mia vita è diventata un inesauribile set. Fotogramma dopo fotogramma quell'ossessione per gli oggetti disposti armoniosamente e con cura ha scandito gli angoli delle mie case e delle mie giornate. Tutto era l'occasione per piccoli set pronti da fotografare: i libri alternati a mini-collezioni e cose di vario genere sulle librerie, cuscini che si moltiplicano e si scambiano su divani e poltrone, vasi e vasetti dentro e fuori casa, piatti ciotole e bicchieri perfettamente allineati, anche se chiusi nei mobili...
Set che cambiano con le stagioni, l'umore o semplicemente con la luce. È una specie di prurito che mi prende e mi costringe a smettere di fare quello che sto facendo per andare a sistemare qualcosa sul tavolino o la parete di fronte, solo per il gusto di vedere se sta meglio così anzichè cosà. Una voglia di cambiare per dare ancora una chance all'ultimo flute del servizio della zia o all'ultimo acquisto d'impulso al mercatino. Vado, sistemo, sposto ancora, guardo, aggiusto, scatto.
E mi sento felice e appagata. Fino al prossimo set.
E tantomeno c'era Instagram all'orizzonte. Una deformazione professionale, visto che per lavoro stavo parecchio sul set. Fin da subito la passione per gli still life (tradotto sta per 'natura morta', ma mai espressione mi è sembrata più sbagliata) era talmente forte che non poteva darmi tregua una volta a casa.
Così, poco a poco, tutta la mia vita è diventata un inesauribile set. Fotogramma dopo fotogramma quell'ossessione per gli oggetti disposti armoniosamente e con cura ha scandito gli angoli delle mie case e delle mie giornate. Tutto era l'occasione per piccoli set pronti da fotografare: i libri alternati a mini-collezioni e cose di vario genere sulle librerie, cuscini che si moltiplicano e si scambiano su divani e poltrone, vasi e vasetti dentro e fuori casa, piatti ciotole e bicchieri perfettamente allineati, anche se chiusi nei mobili...
Set che cambiano con le stagioni, l'umore o semplicemente con la luce. È una specie di prurito che mi prende e mi costringe a smettere di fare quello che sto facendo per andare a sistemare qualcosa sul tavolino o la parete di fronte, solo per il gusto di vedere se sta meglio così anzichè cosà. Una voglia di cambiare per dare ancora una chance all'ultimo flute del servizio della zia o all'ultimo acquisto d'impulso al mercatino. Vado, sistemo, sposto ancora, guardo, aggiusto, scatto.
E mi sento felice e appagata. Fino al prossimo set.